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Napoli va a iettà a munnezza!
Acrilico su tela 40x60
15 dicembre 2011
Napoli son mille rumori, bocche spalancate, denti in mostra, mandibole che tritano senza sosta.
Ma non tutto quel che si mastica e s’ingoia poi si trasforma in ricchezza, c’è sempre uno scarto
che si ammucchia alla fine di ogni pasto. C’è anche un avanzo lercio nelle parole pronunciate
per malaffare, nei discorsi tra chi delinque e nei silenzi di chi si volta dall’altra parte. Anche
quel parlare da malviventi macchia il vento di un fumo greve, che, insieme al caso, disegna la
forma delle nuvole che si rincorrono sopra al Golfo.
Napoli ha la faccia di un’altalena in questo lavoro del Delle Donne. La sua storia travagliata le
disegna un profilo costruito con migliaia di edifici appoggiati su un’altalena grande quanto il
Golfo. Un’altalena che oscilla tra nobiltà e miseria, tra splendore e degrado. Ma ogni spinta che
la porta più in alto, arriva da un profondo momento di pochezza e povertà.
Dentro alla tela si vede la città tutta, che, stanca della miseria che da troppo la violenta, decide
di ribellarsi. Ribellarsi come ri-bellarsi, rifarsi bella. Per costringere gli ignoranti a rinunciare
all’idea che di Lei si son fatti, occorre una cosa sola e Napoli lo sa. Per questo si mette in moto,
con la fatica che le costa rialzarsi, e, caricato il sacco nero della munnezza, si libera dal lerciume
che la soffocava. E’ un lerciume fatto d’immondizia di ogni forma e sorta, tanto da
ricomprendere anche la spazzatura che si nasconde sotto al tappeto dell’ignoranza. Da qui il
titolo di quest’opera, che suona tanto come un rimprovero, quanto come un incoraggiamento.
Queste sono le parole di tutti i suoi amanti, napoletani per nascita o per elezione, che,
desiderosi di vederla ritornare grande, la incoraggiano e, da ogni angolo del mondo, con amore
la spronano: Napoli va a iettà a munnezza!

Giovanni Rodini