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Destino
40x60 acrilico su tela
30.12.2011


Poi venne il giorno in cui fu necessario impastare il mondo per fissare su tela il proprio destino.
Così la mano impugnò il pennello e lo guidò nella creazione di una spirale di fuoco che pareva
un sole. Nel fare questo cambiò il mondo. Il pennello si sarebbe da lì in avanti nutrito della
propria creazione, avrebbe attinto da quella luce primaria per assicurarsi che le tele future non
restassero mai al buio. Questo è il primo autoritratto di Marco delle Donne, la prima volta in cui
destino e pittura si unirono dentro alla tavolozza e disegnarono insieme l’artista e il suo
neonato universo.
Quella spirale d’oro è la riserva del fuoco sacro, è l’invenzione di una nuova galassia. Tutto
allora si trasforma e la necessità di rimescolare la propria vita con il pennello arriverà a
infuocare una lavagna nera per trasformarla in sole. L’artista diventa allora un insegnante che
insegna a se stesso e su quella lavagna, che è lo sfondo di quest’opera, segna i perimetri del suo
mondo, ma, nel delimitarlo, in realtà lo immilla, perché non è la tela finita il vero miracolo,
bensì il fatto che ogni sguardo che li si posa, diviene la scena dello spettacolo.
E’ lo sguardo di chi scopre che alla fine di quella spirale si interna tutto ciò che per il suo
universo si squaderna. Dentro al nuovo sole di questo Destino bruciano come fiammelle tutte le
possibilità di essere forma e materia, disegno e concetto; tutto quello che Delle Donne potrà
mai essere giace in nuce in questa spirale incendiata. Il Destino pronuncia allora il suo verdetto
e impone all’artista di seguire la via dei pennelli, come se non vi fosse nient’altro da fare in
tutto l’universo.