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Accadde quasi trent’anni fa, nel pomeriggio che volgeva alla sera di sabato 23 Maggio 1992. Quel giorno, noi non lo sapevamo, ma eravamo tutti in viaggio dentro a una Fiat Croma bianca, un’auto blindata che procedeva a velocità sostenuta lungo un’autostrada siciliana. Alla guida c’era un uomo di poco più di cinquant’anni e al suo fianco sedeva sua moglie. Altre due persone a bordo della vettura si occupavano della loro incolumità.La storia d’Italia aveva appena imboccato la A29 e si avvicinava rapida allo svincolo per Capaci. Poi ci fu l’esplosione, tanto forte che il paese ancora ne trema, e si creò una voragine che squarciò l’asfalto inghiottendo ogni cosa. Di lì a poco verrà squarciato altro cemento in via D’Amelio e un boato pareggerà i conti con un altro magistrato che non accettò di essere comprato e rifiutò la logica da “plata o plomo”, pagando con ciò che aveva più caro la sua dedizione alla giustizia. Ma raramente i fiori del male si schiudono in grandi esplosioni. Molti piccoli fuochi ne sono il preludio. Prima delle grandi imprese occorre affinare le proprie capacità. Sopratutto bisogna preparare il terreno prima della semina. Occorre che tutt’attorno ognuno si volti altrove, occorre che chi deve collaborare collabori e chi deve vigilare accetti di distrarsi a contare le banconote che gli vengono generosamente offerte. Occorre che per un breve tratto il sacro si mischi al diabolico. In buona sostanza, quello che occorre, è semplicemente che guardie e ladri facciano comunella per un po’. Il tempo che serve per portare a casa il risultato. Questo terreno d’incontro, dove uomini per bene dialogano e si accordano con uomini d’onore, molto spesso si chiama corruzione. E’ un terreno grande quanto lo Stivale e sembra sempre fertile e ben irrigato. Dev’essere sempre trattato con cura quest’orticello, perché sempre più spesso la criminalità organizzata sceglie la corruzione, tra i tanti strumenti di cui dispone, per ottenere ciò che vuole.
Non è questa la sede per indagare compiutamente il perverso rapporto che sussiste tra corruzione e criminalità organizzata, due fenomeni teoricamente distinti ma di fatto profondamente connessi, se non per approdare all’individuazione delle soluzioni processuali che è opportuno adottare, per arginare prima e annientare poi, questo “tradimento degli infedeli”, come autorevole dottrina lo ha rinominato. Tuttavia è bene tenere a mente quanto emerso da numerosi studi che hanno scavato nel terreno comune dove le radici contorte della corruzione abbracciano quelle della criminalità organizzata. In particolare ci soffermeremo su un elemento pacifico, accertato e denunciato già da almeno tre lustri, che è intuitivo ma non scontato. La criminalità organizzata decide di agire nei territori in cui i pubblici ufficiali maggiormente si prestano a essere corrotti. Non è una conclusione scontata, perché per molto tempo si è creduto il contrario, ossia che la corruzione nascesse nelle regioni in cui le organizzazioni operavano. Il fatto che sia la corruzione il presupposto per una fiorente attività criminale ha diversi corollari. Quello per noi più importante è che una lotta severa contro la corruzione impedirebbe la nascita di nuove organizzazioni criminali e al contempo indebolirebbe quelle già operanti nel territorio. Territorio che è teatro dell’agire di attività lecite e illecite poste in essere dalle organizzazioni criminali, che hanno tutto l’interesse a ripulire le loro attività e per farlo sono pronte a fare una campagna acquisti tra i colletti bianchi. Se l’obiettivo reale è arginare il fenomeno della corruzione, sarebbe cosa utile abbandonare i sofismi e non perdere tempo in tediosi dibattiti appesantiti da contrasti ideologici che raramente si traducono in provvedimenti efficaci. Le soluzioni sono più semplici di quel che si pensi. Il punto è essere certi che la lotta alla corruzione sia un reale obiettivo di chi legifera. Diversamente le cose resteranno come sono e il nostro paese non riuscirà ad affrontare adeguatamente il problema. Negli anni sono stati individuati tutta una serie di provvedimenti che potrebbero rendere le cose meno facili ai corrotti e alle organizzazioni che li assoldano. Partiamo dal fatto che certa gente decide di rigare dritto solamente quando pensa che le convenga. Pertanto, a coloro che decidono di collaborare con gli inquirenti, si potrebbe arrivare a garantire un’immunità, parziale o totale, come succede negli Stati Uniti. A titolo di deterrente, ma anche come strumento per l’accertamento immediato della commissione dei reati, si dovrebbe estendere l’istituto dell’agente provocatore, già in uso contro la criminalità organizzata, anche alla lotta alla corruzione. L’agente provocatore non è altro che un tale che si finge corruttore per verificare se la persona che viene provocata accetti o meno la sua offerta. Sempre ricalcando alcuni istituti già noti nel settore della lotta alla criminalità organizzata, si potrebbe prevedere che per fare le intercettazioni non siano necessari i “gravi indizi”, ma il più incerto “fumus commissi delicti”. Inoltre, per quelle “ambientali”, occorrerebbe estenderle anche ai luoghi in cui non si ha la certezza che lì si stia consumando un reato.
Non è niente che già non esista nella lotta alla criminalità organizzata. Infine, proprio perché tutte queste attività di indagine non si possono svolgere in tempi brevi, sul fronte processuale, si rende indispensabile allungare i tempi di prescrizione. Tutte queste idee trovano l’avvallo di magistrati illustri come Piercamillo Davigo e Gherardo Colombo, due dei protagonisti del pool di mani pulite, che di corruzione ne ha scoperta tanta, e di molti insigni giuristi specializzati in corruzione. In vero, tutti i punti qui riportati sono anche l’auspicio del Presidente dell’Autorità Anticorruzione, Raffaele Cantone. Ma sopratutto queste soluzioni sono coerenti con l’idea, ormai da tutti condivisa, che corruzione e criminalità organizzata sono due rami dello stesso albero e debbano essere trattate con strumenti simili. Anzi la vera lotta alla mafia passa anche da una legislazione severissima sul tema della corruzione, che sempre più spesso rinuncia a tingere di sangue le strade e sceglie soluzioni più subdole ed efficaci. In un paese in cui l’eccezione conferma la corruzione, occorre armarsi di strumenti processuali eccezionali per poter arginare il fenomeno. La corruzione è la migliore arma della criminalità organizzata, è la moneta con cui i criminali arruolano i colletti bianchi, è la piovra umana che s’infila in ogni anfratto e fa saltare in aria tanto l’efficienza e la credibilità della pubblica amministrazione, quanto il cemento a Capaci o quello in via d’Amelio. L’abbiamo già detto che la corruzione è una bomba a orologeria. Anche in questo momento ticchetta di nascosto in diversi palazzi delle nostre città. Prima o poi smetterà di farlo e non sia mai che dall’esplosione che ne scaturirà a perdere la vita questa volta sia Nino di Matteo, il magistrato che ha preso il testimone da Falcone e Borsellino e che pochi giorni fa ha tenuto la sua requisitoria al maxi processo per la trattativa stato-mafia. Nino sa bene a cosa va in contro. Qualche anno fa, hanno arrestato Vincenzo Graziano, il boss che fece arrivare a Palermo 100 chili di esplosivo per farlo tacere. Nino sa che la sua condanna a morte potrà essere evitata solo se noi non lo abbandoniamo, se non lo ghettizziamo, come abbiamo lasciato che succedesse a Falcone e Borsellino. Nino sa che il suo pericolo più grande non sono i mafiosi ma coloro che con quest’ultimi fanno affari. Nino sa che l’esplosione che lo farà saltare in aria sarà innescata da una lunga fila di piccole bombe a orologeria, un lungo domino di corruzione che forse si sta innescando proprio ora in questo palazzo qua di fronte. Nino sa un sacco di cose, ma importa qualcosa a qualcuno? Tra i temi, su cui si sbraita in questa campagna elettorale, c’è: niente froci, noi siamo per la famiglia tradizionale!, il negro che se ne deve stare a casa sua!, ti tolgo il canone e ti do il cannone!, non so fare nulla ma sono onesto!, ma no… di corruzione non parla nessuno.

Giovanni Rodini

http://francofortenews.com/tutti-numeri-della-corruzione-italia-seconda-parte/