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L’editrice di Mundi Live, la Dottoressa Margherita Chiara Immordino Tedesco, incontra a Roma l’Ambasciatore di Algeria Ahmed Boutache. L’incontro è servito per dar seguito a un percorso di collaborazione tra Museo Bellini Collezione Privata, la Fondazione Mundi Live e la rappresentanza diplomatica algerina, oltre che con il Paese che essa rappresenta.

In quest’occasione l’Ambasciatore Ahmed Boutache ha accolto con interesse ed entusiasmo l’invito a visitare di persona il Museo Bellini. Tra quelle stanze fiorentine risuona tutto il meglio del Rinascimento, italiano e non solo, un canto capace di far rivivere secoli di cultura italiana ed europea, un’eredità che merita di essere conosciuta meglio dal popolo algerino e che presto si aprirà a eventi culturali che vedranno come protagonisti l’Algeria e l’Italia.

Un altro canto risuona nei cuori degli algerini durante gli eventi ufficiali o semplicemente quando si sente il bisogno di tornare a casa almeno con il cuore e s’intonano queste fiere parole: “E scegliemmo che l’Algeria dovesse vivere. Ne siate testimoni!” Il ritornello del Kassaman, l’inno algerino del 1963, racconta molto della storia più recente di questo splendido paese che fa da ponte tra il continente africano e quello europeo. Racconta una storia di ricerca della libertà, di desiderio di autonomia e democrazia, quando ancora il dominio coloniale occidentale opprimeva quello e molti altri paesi africani.

Molto tempo è passato da allora e i rapporti tra Algeria e Italia si sono consolidati e si declinano ora in un clima di reciproco rispetto e collaborazione. Gli ottimi rapporti già esistenti tra i nostri paesi nel campo energetico e in altri assets centrali e strategici non devono mettere in ombra altri aspetti della nostra collaborazione in campo culturale, un impegno questo che dovrebbe vivere una crescita costante permettendoci di raggiungere risultati sempre più importanti.

Malgrado la pandemia del Covid-19, le recenti visite ad Algeri dei principali leader italiani, sommate a quelle di tante e importanti delegazioni ministeriali, attestano l’eccellenza delle relazioni tra i due paesi in tutti i settori e a tutti i livelli.

L’Italia, infatti, rappresenta per l’Algeria un partner privilegiato per la sua vicinanza geografica, il suo status internazionale, la forza della sua economia e il dinamismo delle sue aziende. Questa sarà la migliore risorsa per realizzare la complementarità tra le nostre economie e la base di una proficua collaborazione tra i settori produttivi dei due paesi.

Sulla base di questa osservazioni, divenute negli anni un assunto chiave per l’Algeria, si sono consolidate e perfezionate le relazione con l’Italia persino dentro al tessuto delle piccole e medie imprese, posto che il modello italiano rappresenta un paradigma dal quale imparare, un canale capace di spostare energie fresche per l’economia algerina.

Tra gli obiettivi dell’Ambasciatore Ahmed Boutache ci sono interventi concreti, come la creazione di un piano che disponga agevolazioni per gli investimenti delle piccole e medie imprese in Algeria.

E sono molti gli aspetti che potrebbero interessare entrambi i paesi. A titolo d’esempio, vale la pena richiamare l’esperienza dei diversi Know-How, come quello programmatico, amministrativo e gestionale, nella formazione e nell’adeguamento delle aziende nazionali dei rispettivi paesi.

L’Ambasciatore fa esplicito riferimento al contributo italiano allo sforzo compiuto dall’Algeria nel recupero del proprio patrimonio ambientale e culturale e nella creazione delle basi per uno sviluppo economico e industriale del settore turistico in Algeria.

Appena arrivato in Italia il nuovo Ambasciatore Ahmed Boutache ha avuto un colloquio con il nostro Presidente della repubblica Sergio Mattarella, un incontro lungo e proficuo nel quale è stata ribadita l’amicizia che lega i due Paesi e l’importanza del ruolo che l’Algeria gioca oggi nello scacchiere internazionale. Un’importanza che ribadisce la necessità di continuare per questa via di pace e collaborazione, cercando continue contaminazioni culturali perché attraverso la cultura si riesca ad affermare un benessere non solo economico ma anche una condivisione di valori e pensieri capaci di far prosperare in profondità gli antichi legami che già esistono tra i due popoli.

Anche i rapporti tra l’Ambasciatore algerino e il Vaticano seguono questo percorso di dialogo e reciproca stima. La sua opinione sulla persona e l’operato del Santo Padre si manifesta nel riconoscere in lui una figura importante, votata alla ricerca della Pace tra le nazioni e alla costruzione di una società più giusta, rispettosa dei più deboli. Ma Papa Francesco è anche l’uomo del dialogo interreligioso, della ricerca di un solido equilibrio che scongiuri uno scontro di civiltà.

Si tratta di una visione del mondo riconosciuta e condivisa anche dal mondo arabo. Gli incontri tra l’Iman di Al Azhar e il Pontefice Romano sono stati un trampolino di lancio per rafforzare il dialogo e i punti d’incontro tra le due religioni. “In quanto rappresentante del mio Paese, non dimentico il suo sostegno al popolo algerino. Un sostegno che viene ricambiato attraverso il rispetto e la stima che noi tutti abbiamo per Papa Francesco”, afferma l’Ambasciatore Ahmed Boutache.

La grande sfida è quella di riuscire a conciliare la modernità con le naturali esigenze degli uomini, siano esse finanziarie o culturali. Per fare questo occorre adoperarsi su più tavoli, compreso, ovviamente, quello politico. Su questo punto basti accennare come recentemente l’Algeria è andata alle urne per un referendum che ha permesso di raggiungere un modello più ampio di democrazia. Un passo verso l’Europa senza però perdere la propria identità.

L’Algeria è un paese che ha una sua identità, ben chiara e particolare. Gli elementi che compongono la sua identità sono ovviamente l'Islam, l’essere un Paese arabo, africano e mediterraneo. Si tratta quindi di un Paese che ha un’appartenenza a differenti mondi, che si estende su differenti aree geografiche e che condivide con altre nazioni un lungo percorso storico e culturale. Per questo si può affermare che l’Algeria è un paese ricco, nella sua diversità, nelle sue peculiarità e fortemente impegnato su diversi fronti.

L'obiettivo che si pone l'Algeria è quello di garantire ai suoi cittadini una qualità di vita migliore, per questo si lavora e ci si impegna tanto su diversi ambiti. La sfera culturale, in questa ricerca e costruzione del futuro, ha una posizione centrale ed è tanto importante quanto lo sforzo algerino di migliorare la sua posizione sulla scacchiera economica.

La centralità della cultura e il mantenimento della propria identità in un futuro liquido dov’è facile perdersi per poi ritrovarsi omologati dentro la storia di qualcun altro, sono valori che l’Ambasciatore ribadisce con convinzione citando un episodio occorso durante la seconda guerra mondiale. In un dato momento, Churchill tenne una riunione del suo Gabinetto e uno dei suoi ministri suggerì la riduzione della spesa per la cultura, “per sostenere meglio lo sforzo bellico”. La risposta dello stratega inglese fu: “Ma allora per cosa combattiamo?”.

Noi combattiamo tutti, anche metaforicamente, per motivi culturali, perché la nostra identità non sia confusa con quella degli altri, perché i nostri valori possano tramandarsi, perché quello che definisce la nostra diversità resti nel mondo e possa convivere con le storie degli altri popoli.

Poi, certo, molti problemi e molti conflitti sfociano per motivi economici, per meri interessi di profitto. L’Algeria, come ogni Paese africano, conosce bene questi meccanismi. Essere un continente ricco di materie prime, con diverse regioni che eccellono per l’abbondanza e la qualità dei minerali e dei giacimenti petroliferi e di diverse materie prime, è stato di fatto una condanna per l’Africa tutta. Non è possibile fare un’analisi diversa da questa: l’Africa è ricchissima ma paga a caro prezzo quest’abbondanza e ogni giorno viene derubata delle sue fortune.

A titolo di esempio, l’Ambasciatore indica la situazione che si è venuta a creare a seguito dell’adesione alla CFA di alcuni paesi africani e le problematiche a essa connesse. Tralasciando il fatto pur importante che quella valuta non è stata coniata in Africa bensì in Francia, sono molte gli aspetti critici che si sono venuti a determinare. Il franco CFA, acronimo di Comunità Finanziaria Africana, un tempo FCFA, Franco delle Colonie Francesi d’Africa, costituisce di fatto un freno allo sviluppo dei paesi africani ed è uno strumento di controllo indiretto da parte della Francia.

Da un lato, infatti, il cambio fisso permette alle élite urbane di spendere facilmente il loro denaro, importando beni di lusso europei; dall’altro questo sistema permette alle multinazionali francesi d’investire nei paesi africani senza temere un’improvvisa svalutazione della moneta.

I produttori che vorrebbero esportare i loro beni in Europa, però, hanno grosse difficoltà, poiché il cambio fisso rende troppo costose le loro merci. Pertanto il giudizio sul franco CFA non può essere positivo.

Questa è un’immagine perfetta di ciò che subisce l’Africa ancora oggi. La soluzione a questi problemi dev’essere trovata assieme, ma non v’è dubbio, sostiene l’Ambasciatore, che i paesi africani devono prendersi a carico la situazione e devono imporsi di trovare la strada che porti alla soluzione dei propri problemi, senza bisogno di appoggiarsi così tanto ad altri paesi, abdicando di fatto alle proprie responsabilità e rifiutandosi di essere parte della soluzione dei problemi.

Un altro esempio importante riguarda quello che è successo all’indomani dall’indipendenza dichiarata dal Ghana, con il PIL del paese che è raddoppiato in breve tempo. Oggi il Ghana è un modello per tutto il continente africano e rappresenta una delle democrazie più avanzate e solide di tutto il continente.

Ma, per venire a parlare di quel particolare strumento che permetterà un migliore dialogo tra i popoli qualora sia innalzato a punto centrale nelle agende politiche di tutti i paesi, ossia la cultura e le iniziative a essa dedicate, l’Ambasciatore ricorda come esistano da tempo importanti collaborazioni in questo campo tra Algeria e Italia.

In particolare esiste un accordo bilaterale sulla collaborazione culturale e tutta una serie di iniziative a quest’ultimo ispirate. Si lavora su diversi programmi che vengono sviluppati su base triennale e che hanno ad oggetto attività in tutti i campi in cui la cultura si declina. Si collabora dunque nei campi del cinema, della musica, della letteratura, del folklore o dell’archeologia, per citarne alcuni.

Purtroppo ogni attività ha conosciuto un rallentamento o forse dobbiamo definirlo un momentaneo arresto a causa dell’epidemia di Covid-19 che stiamo attraversando. Non appena sarà trovato il vaccino e le nostre vite ritorneranno a scorrere nella consueta normalità, si metteranno sul tavolo nuovi importanti collaborazioni tra i due paesi.

Una di queste avrà come protagonisti la Fondazione Museo Bellini, la Fondazione Mundi Live e l’Ambasciata algerina affinché si possa organizzare una mostra di una selezione di opere del Museo fiorentino direttamente in Algeria. Questo è l’obiettivo cercato da tutte le parti durante questo incontro tra la redattrice di Mundi Live, la Dottoressa Chiara Immordino Tedesco, la Fondazione Museo Bellini, che la stessa rappresenta e l’Ambasciata di Algeria a Roma.

Allo stesso tempo le parti intendono organizzare una serie di eventi che permettano di far conoscere gli artisti algerini che lavorano in Italia al pubblico del Belpaese, oltre che ai visitatori e agli operatori europei. A tal fine si pensa alla creazione d’iniziative che possano accogliere una delegazione di pittori e scultori algerini, individuati con l’aiuto dell’Ambasciata, perché si creino le condizioni per farli esporre sotto l’egida della Fondazione Museo Bellini con la supervisione della Fondazione Mundi Live.

Questo importante traguardo si colloca nel preciso solco di riflessioni fin qui condotte, allorquando si conviene nel riconoscere alla produzione artistica un ruolo centrale nel dialogo tra le culture, in quel particolare percorso di comune convivenza pacifica tra i due popoli. Attraverso l’arte sarà così possibile creare e consolidare un terreno comune tra tutti i paesi del Mediterraneo.

La convinzione che ci siano diversi artisti algerini che da anni lavorano nel nostro paese e che meritano di essere scoperti e sostenuti così come la consapevolezza di quanto sia importante portare la migliore espressione del Rinascimento italiano nei musei algerini è un sentimento comune tra la redattrice di Mundi Live e l’Ambasciatore Ahmed Boutache.

Si tratta di un ulteriore tratto su un cammino antico, iniziato decine di secoli fa; un percorso su cui italiani e algerini si muovono da oltre duemila anni e che grazie a iniziative culturali come quelle proposte dalle Fondazioni Museo Bellini e Mundi Live potrà dare un seguito concreto a quel canto che vuole l’Algeria vivida protagonista del suo tempo e della cultura tutta. Perché attraverso l’arte quel “e scegliemmo che l’Algeria dovesse vivere!” esalti la grandezza di un paese africano meraviglioso e lo trasformi ancora di più in un protagonista del Mare Nostrum Mediterraneo che è culla di tutta la cultura europea.

Giovanni Rodini