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Ci sono persone che nascono in un secolo che non è il loro. Questo non è quello di Margherita Chiara Immordino Tedesco. Non lo è perché il nostro è un tempo che sta accorciando tutto, compresa la miccia che lo farà esplodere, e in questa corsa verso il nulla, rinsecchisce la terra, la brucia, ne fa il palcoscenico di battaglie senza valori o senza scopo.

Dentro il grande tendone del villaggio globale, dove il pensiero è un optional, la capacità di ragionamento si è appiattita e ha preso la forma e la sostanza degli schermi dei computer: rettangoli vuoti, dove rintrona un chiasso inutile che molti chiamano libero pensiero.

Sono rimasti in pochi a metterci la faccia, a lavorare con tenacia per traghettare questo mondo in un millennio nuovo. In pochi sembrano auspicare l’avvento di una nuova era dove la ricerca scientifica possa avere il posto che le spetta e dove la medicina sia capace di tutto, anche di ciò che ora appare impossibile. Pare non importare a nessuno che il progresso sia reale e non un qualcosa che si confonde con lo sviluppo effimero che ha trasformato la nostra tecnologia in una fabbrica di giocattoli tecnologici.

Tra le mille maschere che popolano il presente, Margherita ha deciso di metterci molto più della sua faccia. Il corpo e l’anima, direbbero quelli che la conoscono meglio. Già, e insieme a quelli, tutta la sua esperienza e concretezza al servizio della ricerca scientifica e del più proficuo dialogo interculturale. Si tratta di un investimento su capitale umano e sulle sue più grandi passioni e competenze. Si tratta di lavorare su ciò che ha regalato i secoli migliori al nostro continente, per un rinascimento delle scienze e delle anime.

Il suo è un curriculum che sorprende, sia per la sua giovane età, sia per i ragguardevoli traguardi professionali e accademici che ha saputo cogliere attraverso lo studio e la dedizione alla sua personale crescita, tanto intellettuale che spirituale. Dopo la laurea allo IULM, ha ricoperto incarichi istituzionali in Presidenza, Comunità Europea, Accademia dei Lincei, passando dalle università di Bologna, Salerno, Pavia e Lecce. Ha inoltre collaborato come advisor finanziario in aziende di stato.

Attualmente le sue energie sono indirizzate al coordinamento finanziario di fondazioni scientifiche patrocinate dalla Presidenza della Repubblica, e alla direzione finanziaria di un Consorzio internazionale per lo sviluppo di appalti esteri.

Ma Margherita Chiara Immordino Tedesco è anche una donna elegante, gentile nei modi e nel pensiero, una ricercatrice affermata e accreditata presso la Santa Sede. Soprattutto lei è la creatrice e curatrice dei suoi altri due pezzi di cuore, la Fondazione dedicata a suo papà “Placido Immordino”, e l’associazione Mundi creata con il prof. Valeriano Venneri, rinomato esperto d’arte, che ne è il presidente per la Spagna. Queste le due regioni dell’anima che racchiudono tutti i sogni, i progetti e il futuro di Margherita Chiara. Queste le terre confinanti da cui partire per dare forma a un’Era della scienza e della cultura.

Assieme al prof. Valeriano Venneri e al grande mecenate Stefano Bigalli, inoltre, Margherita ha iniziato a esportare l’arte e la finanza in mondi lontani come il Qatar, gli Emirati Arabi, la Russia, la Cina e molti altri. Tutto questo grazie anche al contributo del Presidente Prof. Luigi Bellini del Museo Bellini Collezione Privata.

Sul piano delle scoperte scientifiche in campo medico, a suscitare il suo interesse sono soprattutto le ultime frontiere della biologia e della medicina epigenetica. Si tratta della scienza che verrà, di ciò che ancora è in fase di studio e che necessità maggiori investimenti. Il suo agire si spinge finanche alla ricognizione spaziale e all’auspicata sperimentazione di tecniche parapsicologiche, a tutt’oggi in fase di tentativo presso alcuni laboratori.

Questo percorso verso il futuro è stato pero ispirato da una persona. C’è qualcuno che guida il lavoro di Margherita, qualcuno che da altrove la sostiene nei suoi impegni. Quest’uomo è da sempre suo padre. Lui, Placido Immordino, fu un uomo d’altri tempi, un uomo di Stato, vissuto a cavallo tra due secoli, un servitore della repubblica che adorava sua figlia Margherita.

La stessa figlia che, lo scorso sette maggio, ha trasformato il dolore per la perdita del padre in forza propulsiva, in una riserva di energia tutta impegnata in questo percorso tra arte, ricerca, progetti importanti e molte collaborazioni che lei stessa col tempo ci svelerà.

“Sono stata per lui la figlia tanto desiderata, avrei dovuto chiamarmi Penelope. Nel suo cuore era rimasto il ricordo della sua mamma bambina. Mia nonna Rosaria è infatti morta quando aveva tre anni; da quel momento in poi ha sempre voluto una figlia femmina per cercare di avere accanto sempre una figura che gliela ricordasse. Prima che morisse, mentre gli stringevo la mano, negli ultimi suoi momenti, ha voluto stringere per l’ultima volta le tre donne più importanti della sua vita, mia mamma Maria Orsola, mia nonna Rosaria e me che ero il tramite di quel momento infinito”.

Questa è dunque la storia di un padre innamorato del sogno della figlia, ancora prima che lei nascesse. Il loro è un legame che ancora perdura e che rende l’agire di Margherita tanto sicuro e determinato.

“La vicinanza di mio padre, la sua educazione, tutto quello che giorno dopo giorno mi ha trasmesso, mi hanno portata a intraprendere questo cammino, e anche se oggi sono una persona complessa, a tratti spigolosa, sono orgogliosa di avere sempre un angelo e una guida come lui al mio fianco”.

Ricordando il padre, Margherita non solo ne celebra il valore, ma evidenzia come le loro strade siano simili, pur appartenendo a momenti storici tanto diversi.

“Papà ha prima indossato l’uniforme ecclesiale da gesuita, per poi passare, come una identica vocazione, a quella militare. Da un ordine religioso quindi, a quello militare, che è un po’ la stessa cosa. Seguendo le orme di papà sono finita alla Santa Sede, in Vaticano. Ogni giorno cerco di mettere in connessione con lui tutte le cose che tratto, ed è per questo che è nata Mundi, la Fondazione che porto avanti per promuovere attività, in prospettiva interculturale, che hanno un vincolo o una relazione con l’esercizio della diplomazia scientifica, culturale ed economica e lo stimolo delle relazioni internazionali tra i diversi partecipanti sociali”.

Grazie alle sue importanti esperienze professionali e ai vari ruoli ricoperti in seno alla CEE, e a Palazzo Chigi, grazie al suo continuo agire nel campo della diplomazia internazionale, gli obiettivi che Mundi Live persegue, seppur ambiziosi, prendono la forma di traguardi concreti, di progetti realizzabili.

Margherita promuove un esperanto della comunicazione, della ricerca, della buona cultura in virtù di salde alleanze, di un dialogo proficuo, capace di avere la forza propulsiva per vedere ogni traguardo trasformato in una meta conquistata.

Questo creatura, Mundi Live, è il tributo di una figlia che ha saputo trasformare un lutto enorme in una nuova realtà, in una missione che le permette di rimanere in contatto spirituale con suo padre, portando avanti il suo nome e, insieme con esso, anche l’energia che lo teneva in vita.

Tra i tanti insegnamenti preziosi del padre, Margherita ne ricorda uno a cui lui ha tenuto fede tutta la vita:

“Papà non amava gestire e mischiare potere e denaro in cerca di visibilità, lui era un vero puro”.

A riprova di questa coriacea convinzione ci racconta anche il suo modo di vedere le cose:

“Non mischiare la terra con la divisa; non ha mai voluto accettare incarichi nella sua amata Sicilia proprio in virtù di certi saldi principi, ma il suo ultimo pensiero, e questa è una certezza, è stato per Villalba, paese dove ogni anno tornava in vacanza”.

Ma molti tratti di Placido Immordino li ritroviamo in sua figlia. In Sicilia si direbbe che sia: “riveduta e corretta”.

Il pragmatismo e quel desiderio di volere avere tutto sotto controllo e di gestire ogni cosa con competenza e spasmodica precisione, sono i modi operandi con cui Margherita porta avanti la sua missione e ogni azione che intraprende.

Margherita è dunque una donna “saldamente in bilico” tra una vita concreta e un’esistenza in una dimensione a lei molto più congeniale; là dov’è possibile fluttuare sugli eventi, per riuscire a carpirne l’anima e l’eternità. Una ripetitività che ricorda i viaggi nel tempo, e quel sogno di ritornare a rivivere la propria felicità. Dopotutto, la felicità altra non è che questo: il desiderio incessante della ripetizione di qualcosa che ci fa stare bene. L’opera della sua creatura, la sua Fondazione, è proprio questa.

“Credo che l’universo sia un’evoluzione. Credo che l’evoluzione vada verso lo spirito. Credo che lo spirito si compia in qualcosa di personale. Credo che il Personale-Supremo sia il Cristo-Universale”.

Pierre Teilhard de Chardin.


Giovanni Rodini