Logo




Con quest'articolo la Fondazione Mundi Live inaugura un viaggio dentro la vita, lo studio, il lavoro e il pensiero di uno degli italiani più conosciuti e celebrati al mondo. Il Professor Giancarlo Elia Valori non è solo uno dei dirigenti più apprezzati nel nostro Paese, è anche un accademico di altissimo livello, capace di tessere amicizie e solide cooperazioni con Capi di Stato, dirigenti di altissimo profilo internazionale e prestigiose Università di tutto il mondo. Gli articoli a lui dedicati offriranno l'occasione per trattare argomenti di stretta attualità e d'importanza cruciale come la geopolitica dell'acqua, l'intelligenza artificiale, il rapporto con il mondo ebraico, il ruolo dell'Italia nello scacchiere Mediterraneo e le tematiche finanziarie. La Fondazione Mundi, inoltre, ha in programma una serie di eventi che vedranno il Professor Giancarlo Elia Valori impegnato in tavole rotonde e seminari formativi finalizzati a creare nuove figure professionali tra i giovani, per concorrere insieme all'affermazione di una nuova classe dirigente capace di affrontare le sfide inevitabili che il prossimo futuro ci riserva.

Chissà quanti, tra coloro che hanno camminato dentro il Giardino dei Giusti di Gerusalemme, là dove sono piantati gli alberi per commemorare chi ha rischiato la propria vita per salvare degli ebrei, hanno trovato riparo dal sole arido di quella regione dentro l’ombra dell'ulivo dedicato a Mamma Emilia. Chiamandola così si rievoca una figura angelica, la fata buona di un racconto nordico, e a pensarci lo è davvero un profondo esempio di bontà dentro la storia d'Italia, solo che questa non è una favola. Lei esiste davvero. E’ nata a Sansepolcro, in provincia di Arezzo, nel 1902 e la sua luce terrena si è spenta a Roma nel 1988. Ma il suo bagliore spirituale risplende ancora e si proietta come un faro su quello stesso mondo che lei, con la sua esistenza, ha contribuito a rendere migliore. A distanza di più di trent'anni, ancora oggi, Emilia Valori è ricordata come “fulgido esempio di elette virtù civiche, di abnegazione e di generoso altruismo fondato sui più alti valori dell'umana solidarietà”, per citare le parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Parole queste che il nostro 11° Presidente ha scelto per motivare il conferimento a Mamma Emilia della Medaglia d'oro al merito civile, alla memoria, con decreto da lui firmato l'11 dicembre del 2009.

Altre parole le sono state dedicate in diverse parti del mondo. Ognuna di queste, scelta con cura e commozione, ci racconta la vita di una donna trapiantata a Meolo, un piccolo paesino in provincia di Venezia, nello stesso anno della promulgazione delle leggi razziali. Quel crimine contro l'umanità, che nel 1938 macchiò per sempre le mani del fascismo, fu la barbarie contro cui Mamma Emilia si trovò a combattere, allorquando, a rischio della propria vita, organizzò un’attività clandestina per dare ospitalità e assistenza a molti ebrei e ad altri perseguitati, che con eroico coraggio, riuscì a sottrarre ai rastrellamenti, alla deportazione e infine alla morte nei campi di concentramento.

A quel tempo la famiglia Valori gestiva un ampio magazzino di tabacchi e fu sfruttando tutta la fitta rete di contatti in cui si articolava la loro attività, che Mamma Emilia poté organizzarsi per offrire riparo e nascondiglio a tanta gente, fino a cento persone per volta. In quel vasto edificio di via Diaz, chiuso dalla Guardia di Finanza, attraverso un unico spioncino da cui poteva filtrare l’aria, Mamma Emilia riuscì a salvare la vita d’intere famiglie, assistendole, non solo materialmente, ma anche spiritualmente, con il calore forte della sua umanità che, al motto di “forza e coraggio!”, regalava ciò che di più si aveva bisogno in quei giorni: la speranza e la fiducia nel prossimo.

L'ulivo che porta il suo nome è stato piantato il 15 novembre 1998, a dieci anni dalla sua dipartita terrena. Quel giorno, a cercare le parole migliori per raccontare Mamma Emilia c'erano tutti. Tra gli altri, il Premio Nobel per la Pace, Shimon Peres, e Lea Rabin, vedova del primo ministro e martire di pace Yitzhak.

“L'albero diventerà un meraviglioso ulivo”, commentò la vedova Rabin in quell’occasione, “e sarà bello quanto lo era Emilia Valori”. E così è stato: l'albero ha oggi la forma di quella bellezza che nasce dentro il cuore e che Terenzio per primo definì Humanitas quando dentro alla sua commedia Heutonmorùmenos trovò l'ispirazione per scrivere quel Homo sum, humani nihil a me alienum puto che gli è valsa tanta gloria e imperitura memoria.

A ben vedere Mamma Emilia prestò assistenza e nascose moltissimi ebrei, ma tra le vite che riuscì a salvare c'erano anche persone che erano perseguitate per altri motivi, come gli oppositori del regime e quelli cui era data la caccia semplicemente perché non apertamente sostenitori della barbarie.

Non è forse questo che fa anche un albero? Non offre il ristoro della sua ombra a chiunque ne abbia necessità, senza badare al credo, al ceto o alla provenienza di chi appoggia la schiena sul suo tronco per trovare un po’ di conforto prima di riprendere il viaggio?

L'albero di Mamma Emilia è un simbolo che la rappresenta perfettamente. Nasce dentro la terra e lì affonda le sue radici, come lei aveva creato un intreccio di rapporti e contatti con tanta gente, una rete di relazioni senza le quali non sarebbe stato possibile salvare così tante vite. L'albero, poi, esce dalla terra e si allunga in un tronco robusto, come i valori che ispirarono le sue scelte. Si allunga verso il cielo con i suoi rami e là in alto cerca la luce offrendo riparo a tutto il microcosmo che vive tra le sue frasche, come lei s’innalzò sopra le convenienze e scelse la luce in un’epoca tanto buia, offrendo soccorso e protezione a chi altrimenti non avrebbe avuto posto nel mondo dove mantenersi vivo.

E’ quindi ben meritato quell’albero nel Giardino dei Giusti, è la consacrazione per chi, per salvare quella degli altri, mise in pericolo la sua vita e quella della sua famiglia.

Tra i tanti frutti che “l’albero” di Mamma Emilia ha saputo generare, infatti, ci sono anche i suoi due figli. Due uomini che non hanno mai voltato le spalle a quell’imponente tronco di valori e principi che li ha generati, del tutto in linea con quel proverbiale adagio che rivela come il frutto non cada mai lontano dall'albero.

Il Professor Giancarlo Elia Valori ha tutti principi che aveva sua madre, lo stesso desiderio di dedicare la sua vita a qualcosa d’importante, qualcosa capace di andare oltre i confini in cui cresceva la gioventù nella provincia italiana dove lui era nato, un moto dell'animo che faceva sue le parole di Martin Luther King: “Non vi è vita degna di essere vissuta che non sia disposta a sacrificarsi per una causa”. E la sua causa qual è sempre stata? Essere parte della soluzione dei problemi del suo tempo con il desiderio di servire il suo paese. Sono questi, tra i tanti, gli obiettivi sempre rincorsi e raggiunti dal Professor Valori.

La sua è una vita unica, un’esperienza irripetibile che l’ha portato a conseguire risultati e riconoscimenti che nessuno prima di lui era mai riuscito a raggiungere.

Nella prefazione al libro Rapporti di forza, scritto dal Professor Valori, si legge:

“E’ il 1994. Sono a Pyongyang, Corea del Nord. Il Paese più impenetrabile del mondo, auto-escluso, sconosciuto, ancora formalmente in guerra con la Corea del Sud e gli Stati Uniti: dal 1953, mai è stato sottoscritto un trattato di pace. Esiste ancora solo l’armistizio, dopo anni di sanguinosissime ostilità. Le relazioni diplomatiche con l'Italia inesistenti: il nostro Paese non aveva ancora riconosciuto la Corea del Nord, si dovette attendere il 2000.

In questo contesto così particolare, i miei ospiti coreani – sin dal primo giorno – a ogni pranzo o cena ufficiali, immancabilmente, rivolgevano un brindisi deferente al “più grande amico italiano della Corea, il Professor Giancarlo Elia Valori”. Stupito e incuriosito chiesi – allora non ci conoscevamo ancora – il motivo di tanto rispetto e amicizia. Mi risposero che si trattava di un dirigente d'industria italiano che era di casa in Corea del Nord ed era amico personale del Presidente Kim Il Sung, nonno dell'attuale leader Kim Jong Un”.

Ecco un esempio della sua capacità di andare oltre i confini del suo stesso mondo, il motto che era di sua madre e che lui ha fatto suo, quel “forza e coraggio” con cui è possibile avanzare in territori sconosciuti, di là dai recinti oltre i quali gli altri non si avventurano.

Non è possibile riassumere tutti gli incarichi ricoperti dal Professor Valori durante la sua brillantissima e precocissima carriera di manager delle Partecipazioni di Stato, quando esse rappresentavano l'ossatura fondamentale dell'economia del nostro Paese: e sempre ed esclusivamente al servizio degli interessi del Paese medesimo. Di presidenza in presidenza, il nome di Valori ha attraversato da protagonista gli ultimi sessant’anni di vita economica, culturale, istituzionale e politica italiana.

Più in dettaglio il Professor Valori è stato uno studente brillante, capace di assimilare e interpretare al meglio gli insegnamenti che gli erano stati impartiti nei tanti corsi di alta formazione. Ha sempre studiato con quell’occhio critico che hanno i grandi quando si accorgono che il mondo non è quasi mai come appare e va indagato, scandagliato e confrontato per poterlo comprendere a pieno e per avere poi la visione d'insieme che serve per spiegarlo e insegnarlo agli altri.

Nel suo cursus honorum di accademico, il Professor valori ha raggiunto i livelli più alti dell'insegnamento universitario e post universitario. Vale la pena ricordare che è stato assistente dell’Istituto per le ricerche economiche presso l'università di Denver, uno dei più prestigiosi atenei privati del Colorado.

Ha inoltre svolto un'intensa attività didattica nelle cattedre di diritto tributario e di giurisprudenza, rispettivamente, presso le università degli studi di Napoli e Bologna, nonché in altri importanti atenei di economia cosmopolita e di relazioni internazionali, tra i quali lo Schiller College, an American University in Europe di Parigi, il Salvador di Buenos Aires e la Sapienza di Roma, dove ha sempre svolto una proficua e intensa attività di consulenza.

Già docente di Scienze della comunicazione nelle relazioni internazionali presso la Facoltà di lettere e filosofia della Libera Università Maria SS. Assunta di Roma, attualmente esercita l'attività di professore ordinario di Economia e politica internazionale presso la Peking University, uno dei più antichi e prestigiosi atenei della Cina, dove vengono formati i futuri dirigenti del mondo asiatico e non solo.

Senza poter essere del tutto esaustivi, perché gli incarichi accademici sono davvero troppi per poterli elencare compiutamente, è opportuno segnalare che il Professor Valori è detentore d’importanti Cattedre in altri prestigiosi Atenei. Più in particolare è Presidente della Cattedra della pace nel pensiero politico ebraico italiano presso la Facoltà di scienze politiche della Yeshiva University; è Presidente della Cattedra per gli studi sulla pace e la cooperazione internazionale della Hebrew University di Gerusalemme; è altresì Presidente della Cattedra della pace, della sicurezza e dello sviluppo internazionale presso la Facoltà di relazioni internazionali della già citata Peking University.

Inoltre, negli stessi Atenei di Pechino e Gerusalemme, presiede, rispettivamente, il Centro Euro-Cina, un apprezzato organismo che contribuisce a sviluppare e rendere più fecondi gli interscambi fra paesi di culture diverse, mentre a Gerusalemme riveste la carica di Direttore di uno specifico corso di laurea, nella Facoltà di Giurisprudenza, aperto sia a studenti ebrei che arabi.

Ma la passione per la conoscenza e per l’insegnamento non sono l'unica cifra che l'ha contraddistinto a livello internazionale. Accanto alla sua illustre carriera accademica, il Professor Valori è uno dei dirigenti più apprezzati nella storia del nostro paese.

Anche in questo caso è impossibile passare in rassegna tutti gli incarichi dirigenziali ricoperti dal Professor Valori. Non si possono però non citare i principali incarichi che il Professore ha ricoperto durante l'arco del suo lunghissimo percorso al vertice di numerose e strategiche società ed enti. Tra questi risultano: Gruppo Autostrade, Sirti Internazionale, Italstrade, Sme (Società Meridionale Finanziaria), G. S. Società generali Supermercati, IGI (Istituto Grandi Infrastrutture), Blu (gestore di telefonia mobile), Unione Industriali di Roma, Confindustria Lazio, Torno Internazionale, Autovie Venete, Milano-Mare e Milano Tangenziali, Sviluppo Lazio, La Centrale Finanziaria Generale, AISCAT (Associazione Italiana delle Società Concessionarie di Autostrade e Trafori) ASECAP (Association europènne des concessionaires d’autoroutes et d’ouvrages à pèage).

Attualmente il Professor Valori è alla guida delle società: International World Group e La Centrale International, nonché della Fondazione Laboratorio per la Pubblica Amministrazione, della delegazione italiana della fondazione Abertis e di Huawei Technologies Italia, il colosso mondiale delle telecomunicazioni.

Sono anche innumerevoli gli studi condotti dal Professor Valori. Il Professore è un uomo di rara intelligenza, sempre documentatissimo e curioso osservatore delle maglie della realtà dentro cui si declina il nostro mondo. I suoi punti di vista sono spesso diversi, inediti, quasi mai declinati sui paradigmi che la vulgata e i luoghi comuni ci propongono abitualmente. La sua capacità d’analisi spazia su quasi tutti i campi del sapere e le sue riflessioni rappresentano un caleidoscopio che rasenta l’unicità.

Squarciando sempre il Velo di Maya, senza limitarsi a descrivere i phenomena per come essi si rappresentano in superficie ma cercando e trovando spesso una chiave di lettura inedita, le sue pubblicazioni si distinguono per la molteplicità e la profondità dei suoi interessi.

Detentore e allo stesso tempo fautore di una conoscenza enciclopedica il Professor Valori ha indagato molto oltre il normale campo d’interesse di un accademico, riuscendo a svelare i meccanismi più profondi e complessi che regolano materie tra loro molto diverse.

La Gnosis appare allora come il vero motore dei suoi studi. Indagare il mondo e tradurlo in un linguaggio comprensibile a chi ne ha la capacità per comprenderlo sembra la missione che il Professore si è sempre proposto; un’instancabile ricerca cui si potrebbe dare il nome di De rerum natura, andando in prestito da Lucrezio.

I suoi interessi non si sono dunque limitati all’economia in senso stretto, di cui come già ricordato è illustrissimo docente, ma egli ha compiuto studi anche sul diritto aerospaziale, sulla geopolitica internazionale, sulla storia, proseguendo attraverso prestigiose pubblicazioni in campo religioso, filosofico, esoterico, oltre che sul simbolismo e sulla storia dell’arte.

C'è poi un ulteriore campo d'interesse al quale ha dedicato tantissima attenzione e di cui è profondo conoscitore e teorizzatore, uno dei temi centrali in quest’era votata alla spersonalizzazione e all'appiattimento dell'individuo, uno dei campi su cui è opportuno intervenire radicalmente per evitare che il pressapochismo vinca definitivamente e ci condanni a un mondo governato da chi si preoccupa solo di accumulare consenso senza dare seguito alle riforme necessarie del nostro vivere comune: la politica e la formazione delle classi dirigenti.

Questo è un punto cruciale della produzione intellettuale del Professor Valori. Si tratta di comprendere pienamente cosa sia l’intelligence e quale debba essere il ruolo delle nuove tecnologie connesse alla formazione del consenso e al sistema d’informazione e contro-informazione nel mondo.

Su questo punto il Professor Valori non ha dubbi: non si può concedere nulla alla faciloneria e al dilettantismo di tanti presunti osservatori del pianeta e delle sue contraddizioni. Occorre ritornare a un modello risorgimentale, dove l'eccellenza dev’essere messa al posto che merita, ossia al centro di tutta l'attività di formazione e di creazione delle nuove classi dirigenti.

In un suo scritto intitolato Identità nazionale ed esoterismo, il Professor valore scrive:

“Le classi dirigenti dovranno essere selezionate, anche nelle loro funzioni politiche, da una rete di Grandi Scuole pubbliche o semipubbliche, alle quale si accede per concorso. Basta con i dilettanti, i demagoghi di paese, i tipi da bar, i comizianti che circondano i venditori di polveri magiche, callifughi e lotterie che erano comuni nelle piazze del nostro Ottocento”.

Il Nuovo Risorgimento dovrà passare da una seria e profonda riforma dei programmi scolastici. Le università dovranno avere il “numero chiuso per merito, calcolato ogni anno a partire dalle reali necessità di ricambio dei professionisti e dei tecnici in fase di pensione o comunque mancanti”. E’ necessaria anche la riduzione netta delle “sedi staccate e delle ruspanti università di campagna e clientelari, da chiudere o da accorpare, in rari casi, agli atenei maggiori”, prosegue, sempre nel testo citato, il Professor Valori.

Risorgere è il compito che si deve dare l’Italia. Se la preparazione delle classi dirigenti sarà così rigorosa, come teorizzata dal Professor Valori, allora anche la politica estera italiana ne trarrà vantaggio e si rimodellerà rifiutando il ruolo di triste comparsa dentro cui la profonda crisi delle istituzioni politiche nostrane l’ha fatta affogare.

Sempre in Identità nazionale ed esoterismo è definita con lucida analisi l'attuale situazione italiana e una strategia per riscattarla dal ruolo di gregaria a cui è stata relegata:

“Rimanere, come oggi siamo ancora, prigionieri della guerra fredda o schiavi delle posizioni altrui è un errore fatale, che ci distruggerà economicamente e politicamente. Saremo costretti, se continuiamo così, a importare l’instabilità mediorientale, oltre che l’emigrazione africana di massa. E si tratta di un mix terribile che potrebbe distruggere lo Stato e destabilizzare la società civile. Da tutto ciò deriva una ben maggiore autonomia del governo dalle scelte strategiche sia UE che USA”.

L’Italia dovrebbe rifiutarsi di essere un gregge che s’inchina ai dettami scelti da altri e che le impongono sacrifici da cui non deriva alcun beneficio. Serve una politica estera che ponga in primo piano gli interessi del nostro Stato, non una servile processione davanti a templi dei nostri alleati europei o americani.

Secondo il Professor Valori serve “una forte autonomia strategica italiana, una linea geopolitica che non può essere sottomessa agli interessi della Germania, che ci fa concorrenza nell’export e ci costringe a una politica monetaria suicida, né a quella francese, che vuole eliminare le nostre imprese più forti per inglobarle nel suo sistema economico, come peraltro sta facendo anche la Germania. Non basta qui la retorica europeista: le imprese vendute ai concorrenti ci fanno concorrenza”.

Le parole del Professor Valori non potranno trovare realizzazione alcuna finché la nostra classe dirigente sarà composta da politici ignoranti e demagoghi come quelli che maldestramente tirano le redini del nostro Paese da qualche decennio a questa parte.

La vulgata suggerisce di stare buoni, di non alzare la testa, di rinunciare un pezzo per volta alla nostra sovranità, intesa come pretesa legittima di autotutela dei nostri interessi. Ci affidiamo agli altri nelle missioni di pace, demoliamo il nostro welfare, ci lasciamo indottrinare per far contenti gli altri e alla fine quello che otteniamo e che gli altri scelgono per noi. Mancare di rispetto a se stessi è il primo passo per non essere rispettati dagli altri.

La vita stessa del Professor Valori c’insegna che i migliori risultati si ottengono quando si agisce con onestà e preparazione ma al contempo anche con grande determinazione. La stessa che lui ha avuto nel 1985, quando, accompagnato da sua madre, è intervenuto per ottenere la liberazione di tre ostaggi francesi catturati da estremisti islamici. In quell'occasione si recò con Mamma Emilia per chiedere all'allora Presidente nordcoreano Kim Il Sung d'intercedere con il governo iraniano perché gli ostaggi venissero liberati dopo tre anni di prigionia e innumerevoli negoziazioni. Così fu e il Presidente Francese Francois Mitterand gli conferì la Legion d'Onore.

Essere critico con la politica francese e con il suo tentativo di “eliminare le nostre imprese più forti per inglobarle nel suo sistema economico”, non gli impedisce di essere un Honorable de France, un riconoscimento prezioso e rarissimamente conferito. Per essere più chiari, l'unico italiano prima del professor valori, che ha potuto fregiarsi di un tale riconoscimento fu il Cardinale Giulio Mazzarino, che visse nel ‘600.

Sì, la vita stessa del Professor Valori ci insegna tanto. Ci insegna, tra le altre cose, che serve “forza e coraggio” per piantare un albero dentro il giardino dell'Eden.

Giovanni Rodini